Storie di bachi, di fili di seta e di legami d’amore.

Bombyx mori è il nome scientifico del baco da seta. Lui, il baco, questa larva che a dirlo fa anche un po’ schifo, nasce che è grande 2 mm e in 6 settimane, nutrendosi di sole foglie di gelso, diventa 7 cm: prodigioso! Ma la cosa più prodigiosa è quella che fa da delle piccole aperture che ha ai lati della bocca. Perché il baco da quei fori lascia fuoriuscire una bava sottilissima che è un vero e proprio miracolo perché a contatto con l’aria si solidifica e nel giro di pochi giorni diventa un bozzolo di un unico filo lungo fino a 900 m, e poi diventa un filo di seta. 

E la seta, lo sapete, la seta è delicata  e bellissima, ma è anche forte, forte come l’acciaio, resistente come il vero amore. La seta è la fibra naturale più forte che l’uomo conosca, costituita da fili sottilissimi intrecciati l’uno all’altro e diventati una cosa sola per sempre. 

Quando ho iniziato a leggere la storia di Camilla Lattanzi a me sono venuti in mente i bachi da seta, perché sono fili intrecciati, sono storie lontane migliaia di km che si saldano, che s’uniscono. E lo fanno per sempre.


La storia di Camilla è una storia bellissima e commovente come lo sono certe storie d’amore. È la storia della ricerca di suo nonno Deruvo, una ricerca cominciata per accarezzare il cuore della sua mamma, la figlia di Deruvo, e continuata con amore e dedizione, con pazienza e forza. Nel suo audiodoc Camilla spiega tutti i passaggi: dai gruppi facebook al reperimento del diario del 50° mandato da un alpino di Acqui Terme, Guido Galliano. Lì c’è il quadro delle gerarchie di comando, lì ci sono i vari comandanti e c’è Edgardo Menchetti che comandava il reparto munizioni e viveri nel quale era suo nonno e c’è anche il capitano Angelo Rosso. 

E Camilla ha preso a cercare tutti i discendenti dei comandanti del 50° ed ha trovato il nipote di Edgardo Menchetti. Va a trovarlo a Senigallia e lì incontra addirittura il figlio. Lì scopre che il comandante Menchetti è tornato a casa dopo essersi fatto la prigionia in Russia. E lì infine riceve un regalo: diario del Menchetti nel quale è citato il Capitano Angelo Rosso. Eccoli i fili che s’intrecciano. Nel diario c’è scritto che era segretario del comune di Oneglia, oltre che sindaco di Pornassio. E poi ancora c’è scritto che a casa lo aspetta sua moglie Giuseppina e il loro bimbo, Pierluigi. E lo aspetta anche la bimba che era ancora nella pancia della mamma, quella bimba che non ha mai conosciuto il suo papà. 


Quando nel 2019 finalmente Camilla è entrata in possesso del fascicolo del nonno, ha potuto aggiungere fili di seta da intrecciare. Lì è citato un certo Lino Del Maffeo, di Spriana Valmalenco, che avrebbe testimoniato cose un po’ contraddittorie. In un primo momento dice che Deruvo Del Bianco era morto per malattia in prigionia, assieme a Zanolla. Poi però cambia versione: il giorno di natale del ‘42 Deruvo era ancora vivo e, come lui, prigioniero dei russi. Poi Deruvo sparisce e lui non ne ha più saputo nulla. E Camilla, come aveva già fatto con Menchetti, cerca gli eredi: deve intrecciare i fili, crearne uno fortissimo di seta. Ha cercato ed ha trovato Ivo Del Maffeo, il figlio Lino, che le ha consegnato un audio inedito, una traccia registrata di un’intervista in cui racconta della sua fuga in camionetta e di quando i russi li hanno presi. In quella camionetta in fuga c’era anche un caporalmaggiore che si proteggeva il volto con una macchina da scrivere e c’era il capitano Rosso. Un caporalmaggiore con una macchina da scrivere… che fosse lui, Deruvo? suo nonno? Certo, è possibile: il caporalmaggiore Deruvo Del Bianco era il dattilografo del comandante Menchetti e Camilla sa che era in fuga su una camionetta. Ecco il filo. E poi ci sono gli altri fili che s’intrecciano, fili a forma di vita, addossati al muro, fili più resistenti dell’acciaio, ma non abbastanza da resistere ai proiettili che li hanno inchiodati al muro. Si è spezzato Deruvo, malgrado lo aspettasse Lucia, malgrado la sua piccola Franca, malgrado Camilla. 

Deruvo del Bianco come decine di migliaia di altri uomini, talvolta poco più che ragazzi, no.  Famiglie lontane e legate per sempre l’una all’altra dal filo dell’epigenetica, quel segno nell’anima scavato nei giorni dell’attesa. Attesa di notizie, attesa del ritorno ed infine attesa di un corpo. Ha ragione Camilla: “la non restituzione del corpo è un blocco che non si supera, un dolore che ha condizionato tutta la mia famiglia”. Sì, è vero. È un blocco che ha lasciato segni nelle vite di migliaia di famiglie, cicatrici dell’anima scritte per sempre nel nostro codice genetico.

I fili di seta, quando s’intrecciano, diventano più resistenti dell’acciaio. Lo sa bene Camilla che ha bisogno di altri fili. E quando t’immergi nel mondo della campagna di Russia i  fili diventano milioni, come le stelle in cielo nelle notti d’estate. Fili tessuti a lacrime e sangue, fili di seta resistentissima e di dolore infinito, ripetuto quotidianamente nel cuore delle madri e dei padri, dei figli, delle mogli. Ma anche fili d’amore, fili d’umanità come “faville”, per citare Vittorino Chioffi, reduce di Russia anche lui, ragazzo con l’anima spezzata e nelle orecchie i fischi delle katijushe. 

Scrive Menchetti nel suo diario, redatto anni dopo l’esperienza terribile della prigionia, di una disposizione del ten. Col. Galliani impartita nel momento della disperazione: i padri di famiglia scappino per primi. Il diario del Menchetti presenta alcune incongruenze, ma è un diario, una memoria di guerra redatta anni dopo, tanti anni e lacrime e morti e dolore dopo. 

Però, pur con le sue incongruenze, ci racconta perché nonno Deruvo sia potuto scappare: era sposato e la sua bimba lo aspettava. E Deruvo era già sceso da un'altra camionetta, aveva voluto cambiarla perché l'autista di quella era ubriaco e lui non si fidava. Il destino, beffardo e certamente crudele, ha voluto che l'ubriaco, forte forse della propria stessa ebrezza, sia riuscito a sfondare l'accerchiamento dei russi e a riportare tutti a casa, mentre Deruvo... Deruvo no, Deruvo è al muro. 

Non è bastata la camionetta per i padri di famiglia, quella dell'onore. Quei padri di famiglia non sono tornati. Sono stati fermati dai russi, messi al muro. Sono morti come decine di migliaia di nostri ragazzi, migliaia di uomini bruciati dalla fatica e dalla sofferenza, ragazzi poco più che bambini, messi al muro dalla guerra e colpiti in pieno cuore. 


Da anni non credo più al caso, ma da sempre credo nella scienza e nell’amore, e so che i fili delle storie di storia, così lontane geograficamente dalle mie colline e dal mio mare, sono intrecciati per sempre gli uni agli altri. E loro, questi poveri ragazzi, Camilla ed anche tutti noi, adesso abbiamo altri fili da aggiungere, da intrecciare. 

Questi nostri fili, le nostre storie, si sono intrecciati per sempre in un unico filo di seta, un filo resistente più dell’acciaio, duro fermo e forte come solo il vero amore sa essere.